21 Maggio 2021
L’impresa del futuro è etica: “Niente fondi a chi non rispetta lavoratori e ambiente”

La provincia di Macerata è stata una delle prime in Italia dove le aziende agricole hanno trovato l’accordo con gli operai per il rinnovo del contratto provinciale di lavoro. Un merito nella provincia più rurale delle Marche che conta circa 7.200 aziende agricole e circa 6000 addetti tra lavoratori dipendenti, coltivatori diretti e imprenditori agricoli. I dati Infocamere e Inps elaborati da Coldiretti Macerata sono stati la cornice dell’incontro che si è tenuto ieri pomeriggio dedicato a “Il rapporto di lavoro in agricoltura: i livelli di contrattazione e gli obblighi del datore di lavoro”. Webinar, organizzato nell’ambito del Psr, al quale hanno preso parte molti imprenditori agricoli per ascoltare gli interventi di Stefano Crocetti, esperto dell’ufficio personale di Impresa Verde Marche, e Giordano Nasini, direttore di Coldiretti Macerata. “Come Coldiretti – spiega il direttore Nasini – ci siamo sempre spesi per il tema dell’etica in economia. La possibilità, cioè, di fare impresa a servizio del territorio e delle comunità. Negli ultimi anni si è parlato molto di Green Deal, di benessere animale, di impatto zero sull’ambiente ma noi siamo convinti che anche il lavoro, in sicurezza e adeguatamente remunerato, faccia parte di quegli indicatori che fanno di un’azienda una realtà virtuosa”. Si tratta di una battaglia, per Coldiretti, che parte da lontano e che nel tempo ha toccato vari temi: dal promuovere l’acquisto di cibo locale anziché da paesi stranieri che violano diritti dei lavoratori, delle minoranze, che sfruttano i minori alla ferma denuncia delle agromafie interne che approfittano di una normativa troppo blanda per introdurre nel mercato alimentare prodotti adulterati. Non ultima la lotta al caporalato che, anche nella provincia maceratese, ha registrato episodi di sfruttamento. “Subito repressi dalle forze dell’ordine, segno che questa provincia ha dei buoni anticorpi – fa notare Nasini – Da parte nostra, come Coldiretti, siamo inflessibili su questi episodi perché crediamo nella sostenibilità sociale, un concetto che deve diventare un requisito fondamentale per tutti a partire dall’Unione Europea nell’ambito della nuova Politica agricola comune”.

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