19 Maggio 2017
COLDIRETTI PESARO URBINO, CONTRO FAR WEST SELVATICI SERVE PIANO STRAORDINARIO ABBATTIMENTI

Contro il far west che si vive oggi nelle campagne pesaresi serve un piano straordinario di abbattimenti ma anche un’azione efficace da parte della Provincia per convincere i suoi rappresentanti negli Ambiti territoriali di caccia a sbloccare i fondi che da due mesi giacciono inspiegabilmente sui loro conti correnti. Sono le richieste avanzate dalla Coldiretti Pesaro Urbino nel corso del vertice in Prefettura a Pesaro, dove il presidente Tommaso Di Sante e il direttore Paolo De Cesare hanno portato una ventina di agricoltori danneggiati, che hanno raccontato la situazione che vivono, tra colture distrutte da cinghiali, storni e caprioli, oltre a pecore e vitelli sbranati dai lupi. “Si parla tanto dell’importanza di rivitalizzare le zone dell’interno e garantire la presenza delle attività economiche ma la verità è che in questa provincia si sta facendo di tutto per costringere le imprese ad abbandonare – ha denunciato Di Sante nel corso dell’incontro in Prefettura –. Il problema è ormai insostenibile con le aziende che chiudono i battenti, senza dimenticare gli incidenti stradali e il problema della carne in nero, che circola senza alcun controllo igienico sanitario. Serve ridurre il numero degli animali selvatici rispetto a una situazione che ha trasformato le nostre campagne in allevamenti a cielo aperto”. Ma la Coldiretti punta il dito anche contro gli Ambiti territoriali di caccia che da due mesi hanno in cassa i soldi per pagare i danni 2014, circa 240mila euro, ma si ostinano a non volerli erogare agli agricoltori. “Un fatto vergognoso – accusa Paolo De Cesare, direttore provinciale della Coldiretti -. Non solo viene pagato solo il 40 per cento dei danni causati alle aziende ma si permette agli Atc di trattenere i soldi in cassa senza alcuna motivazione. Un atteggiamento sul quale ha responsabilità evidenti anche la Provincia di Pesaro Urbino, visto che i due presidenti sono stati entrambi incaricati dall’ente”. E intanto nelle campagne si verificano anche strane situazioni, come quella dell’agricoltore di Fossombrone cui è stato impedito di far intervenire cacciatori autorizzati nella sua azienda per abbattere i cinghiali perché la cosa non andava bene alle squadre di “doppiette” che gestiscono la zona.

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