11 Marzo 2012
COLDIRETTI, MARINI: “DISTINTIVITA’, BENESSERE E PMI PER RILANCIARE LE MARCHE E IL PAESE”

Valorizzare la distintività del made in Italy, mettere il benessere prima del Pil, puntare sulle piccole e medie imprese. E’ la ricetta per rilanciare l’economia delle Marche e del Paese secondo quanto spiegato dal presidente nazionale della Coldiretti, Sergio Marini, nella lezione tenuta ad Ascoli Piceno per il corso di formazione sociopolitico organizzato dalla Diocesi. “La crisi attuale ha le sue origini nel rovesciamento di un sistema che normalmente vedrebbe la politica dettare le regole per l’economia, mentre la finanza dovrebbe essere uno strumento al servizio di quest’ultima – ha spiegato Marini -. In Italia la politica ha deciso di arretrare, lasciando il governo all’economia, la quale a sua volta è stata sopraffatta dalla finanza”. Ora il Governo tecnico è stato chiamato a risanare i conti ma, una volta raggiunto il pareggio di bilancio, bisognerà pensare a come tornare a crescere. “Il primo passo è rimuovere ostacoli alla crescita: liberalizzazioni e semplificazioni vanno tutte in questa direzione – ha sottolineato il presidente di Coldiretti -. Ma, una volta fatto ciò, come si fa ad essere competitivi? Pensare di farlo agendo sui costi di produzione e tagliando lavoro, tutele, servizi, garanzie ambientali e sociali, significa tagliare sulla qualità della vita. Ma chi ha scelto questa strada è anche chi se ne andrà dall’Italia, poiché per essere competitivi devi operare su costi e prezzo”. Non può essere questa la soluzione per il nostro Paese. “E’ un modello sbagliato, inapplicabile per l’Italia – ha sottolineato Sergio Marini -, come lo è, del resto, continuare a ragionare esclusivamente in termini di Pil, che è poi l’errore che ci ha condotto nella situazione in cui ci troviamo”. Secondo il presidente della Coldiretti “possiamo essere competitivi solo tornando all’economia reale e lavorando su quello che abbiamo di unico ed esclusivo, e cioè creatività, territorio e paesaggio, cultura, dinamismo, capacità di sacrificio rispetto al proprio sogno da realizzare. Se in tutto il mondo copiano il made in Italy, ciò vuol dire che i nostri prodotti hanno un valore non solo materiale ma anche immateriale, un valore evocativo che crea mercato. Dobbiamo ripartire da questo se vogliamo rimpossessarci del nostro futuro”.

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