4 Maggio 2014
COLDIRETTI MARCHE: QUINTA CALAMITA’ IN 4 ANNI, SERVE PIANO PREVENZIONE

In quattro anni l’agricoltura marchigiana si è trovata ad affrontare cinque calamità naturali, ed è ormai necessario pensare a un piano di prevenzione per potenziare lo strumento delle assicurazioni ma anche per porre un freno al consumo di suolo, con il cemento che ha ormai ricoperto circa 900 km quadrati. Ad affermarlo è la Coldiretti, con le colture ancora sott’acqua e i campi invasi dal fango. A preoccupare nel Senigalliese e nella provincia di Ancona è soprattutto la situazione del grano e degli ortaggi, a rischio asfissia, con i terreni che non torneranno comunque praticabili prima di una settimana. Ma quelli che si trovano in pianura rischiano di restare off limits anche per una ventina di giorni, sommersi da melma e detriti. A tenere in ansia gli agricoltori, dal Piceno fino al Pesarese, è anche la situazione delle coltivazioni di girasole, dove occorre capire fino a che punto le abbondanti piogge hanno spazzato via le sementi appena messe a dimora. Ma è tutto da valutare anche lo stato delle frane che hanno interessato i terreni collinari e le strade interpoderali. L’alluvione di questi giorni è il quinto evento calamitoso a colpire l’agricoltura regionale. Si è iniziato con l’alluvione del 2011, mentre l’anno dopo fu contraddistinto dalle eccezionali nevicate di febbraio, cui seguì una disastrosa siccità estiva. Nel 2013 a colpire è stato ancora il maltempo con piogge torrenziali che hanno interessato il territorio a novembre. “Ora è arrivata questa nuova alluvione e conferma del fatto che i cambiamenti climatici rendono sempre più elevato il rischio di calamità naturali che devastano il territorio – sottolinea il presidente di Coldiretti Marche, Tommaso Di Sante -. E’ per questo che occorrerebbe prevedere nuovi strumenti di prevenzione, promuovendo il sistema di assicurazione contro i danni nelle campagne, anche utilizzando il nuovo Piano di sviluppo rurale”. Ma, secondo Coldiretti, serve anche frenare il consumo di suolo che vede oggi cementificato il 10 per cento del territorio regionale, mentre nel giro di un quinquennio hanno cambiato destinazione ben 55mila ettari di terreno agricolo. 
 

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