La chiusura di seimila aziende agricole dall’inizio della crisi rischia non solo di vanificare gli effetti positivi del ritorno nei campi ma anche di perdere l’opportunità di rilancio offerta dall’Expo 2015. Ad affermarlo è la Coldiretti Marche nell’annunciare che, dopo la protesta del latte, si estende la mobilitazione per difendere l’economia e il lavoro delle campagne dalle importazioni di bassa qualità che varcano ogni giorno i confini per essere spacciate come italiane. L’Expo rappresenta per la nostra regione una occasione imperdibile per cambiare definitivamente verso al sistema agroalimentare in una situazione in cui dall’inizio della crisi sono aumentate a dismisura le importazioni agroalimentari dall’estero che, favorite dalla scarsa trasparenza in etichetta, sono passate dai 378 milioni di euro del 2007 ai 430 milioni del 2013. L’appuntamento di Milano deve essere dunque un’occasione per combattere concretamente i due furti ai quali è sottoposta giornalmente l’agricoltura: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall'altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori per colpa di una filiera inefficiente. Per questo è necessario avviare un percorso di collaborazione con tutti i soggetti che hanno a cuore il patrimonio agroalimentare italiano come complesso di prodotti che ne costituiscono la massima espressione qualitativa e dei valori immateriali, a partire dalle associazioni dei consumatori, dell’ambiente e della società civile. Ma con l’Expo dobbiamo portare, sottolinea Coldiretti Marche, il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti. Ma è necessario che siano anche resi trasparenti i flussi commerciali con il superamento del segreto sulle aziende che importano materie prime dall’estero.