16 Ottobre 2014
COLDIRETTI MARCHE: CROLLA PRODUZIONE CASTAGNE -80%, E’ RISCHIO CALDARROSTE “TAROCCHE”

Crolla la produzione di castagne nelle Marche, con un calo che arriva fino all’80 per cento del raccolto. A lanciare l’allarme è la Coldiretti regionale con il 2014 che verrà ricordato come uno degli anni peggiori per quello che Giovanni Pascoli chiamava “l’italico albero del pane”, dopo un 2013 che aveva già visto le quantità dimezzate. I problemi causati dal maltempo si sono uniti a quelli legati agli attacchi del Cinipide l’insetto proveniente dalla Cina che, pur non toccando i frutti, sta distruggendo gli alberi, senza dimenticare i branchi cinghiali che divorano le castagne cadute a terra. Una situazione che accomuna le Marche al resto del territorio nazionale, dove il taglio dei raccolti italiani ha favorito le importazioni che sono quasi raddoppiate, passando dai 38,7 milioni di euro del 2012 ai 67,8 milioni di euro del 2013. Il risultato è che i cittadini hanno più del 50 per cento di probabilità di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Turchia e dalla Slovenia. Il rischio infatti è che, per la mancanza di un sistema trasparente di etichettatura, le castagne importate vengano spacciate come nazionali mettendo a rischio anche le produzioni locali sopravvissute fino ad ora. “Per queste motivazioni è necessario che le istituzioni, oltre a continuare le attività di lotta al cinipide, mettano in campo azioni determinanti per il rilancio del settore - sottolinea il presidente di Coldiretti Marche, Tommaso Di Sante -, tra cui sicuramente più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, nostrane”. Tre sono i tipi di castagne marchigiane presenti nell'elenco ufficiale dei prodotti agroalimentari tradizionali: marrone del Montefeltro, marrone di Acquasanta Terme e marrone di Roccafluvione. Secondo elaborazioni Coldiretti su dati dell’Inventario Forestale, nelle Marche sono 800 gli ettari di castagneti coltivati su terreni agricoli, curati da circa 500 aziende. La maggior parte (ben il 94 per cento) si trova nell'Ascolano, davanti al Maceratese (4 per cento), mentre le altre tre province (Fermo, Pesaro, Ancona) rappresentano assieme il restante 4 per cento. Se si considerano però anche i castagneti al momento ancora classificati come bosco, il dato sale a circa 4 mila ettari. Una situazione che la nuova legge forestale ha riconosciuto, anche se solo in parte applicata nell’ambito dei finanziamenti europei a sostegno della castanicoltura. Una difficoltà che finisce per svilire il potenziale del settore, impedendo oggi di capire a fondo il peso della crisi in atto.

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