26 Luglio 2011
COLDIRETTI MARCHE: CON CRISI SUINI 1.700 ALLEVAMENTI A RISCHIO, AGRICOLTORI COI MAIALI ALLA BORSA DI MILANO

La crisi dei suini causata dalle speculazioni sulle materie prime e dalla mancanza di trasparenza rischia di far chiudere i battenti ai 1.700 allevamenti marchigiani. A denunciarlo è la Coldiretti Marche che ha preso parte con un gruppo di agricoltori alla manifestazione che ha visto i maiali "assediare" la Borsa di Milano. Nella nostra regione vengono allevati circa 200mila capi, con una media di 118 ad azienda. Gli allevatori hanno dato in “adozione” alcuni piccoli maiali con tanto di coccarda tricolore agli operatori della borsa perché sostengono di non essere più in grado di farli crescere. Le speculazioni internazionali sulle materie prime hanno fatto impennare i costi per l'alimentazione degli animali (+17 per cento), mentre la mancanza di trasparenza sul mercato permette che ben 3 prosciutti sui 4 venduti in Italia siano ottenuti da maiali stranieri, senza alcuna indicazione per i consumatori, perché non è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza. E non va dimenticato che, mentre negli allevamenti tricolori i maiali sono alimentati con prodotti di qualità, all’estero si usano spesso sottoprodotti se non addirittura sostanze illegali come è accaduto nel recente scandalo dei mangimi alla diossina prodotti in Germania e utilizzati negli allevamenti di polli e maiali. Gli allevatori della Coldiretti chiedono dunque che vengano emanati i provvedimenti applicativi previsti dalla legge nazionale sull’etichettatura di origine approvata all’unanimità dal Parlamento italiano all’inizio dell’anno che prevede l’obbligo di indicare l’origine per tutti gli alimenti. Ma a pesare, ricorda Coldiretti Marche, è anche la moltiplicazione dei prezzi dalla stalla alla tavola. Dal maiale alla braciola si passa da 1,4 euro al chilo a 6,85 euro al chilo, secondo elaborazioni sui dati Smsconsumatori. Il risultato è che per ogni euro speso per l’acquisto di carne di maiale appena 15,5 centesimi arrivano all’allevatore, 10,5 al macellatore, 25,5 al trasformatore e ben 48,5 alla distribuzione commerciale.

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