3 Ottobre 2015
COLDIRETTI MARCHE, CEMENTIFICATI 2.400 ETTARI DI AREE A RISCHIO ALLUVIONE, ORA AVVIARE PIANO DI BONIFICA

Con circa 2.400 ettari di aree a rischio alluvione ricoperti dal cemento, occorre garantire la difesa del territorio con interventi capaci di salvaguardare tanto le attività economiche quanto la sicurezza dei cittadini. Ad affermarlo è la Coldiretti Marche in occasione dell'avvio del piano generale di Bonifica del Consorzio di Bonifica Marche, all’Hotel Federico II di Jesi, che punta a una sempre migliore gestione della risorsa idrica, bene prezioso e limitato, all’aumento della sicurezza idraulica, al risanamento dei dissesti idrogeologici, alla valorizzazione ambientale in generale nonché alla valorizzazione del patrimonio culturale e storico del territorio marchigiano. Secondo un’analisi di Coldiretti su dati Ispra, nelle Marche il consumo di suolo interessa il 13 per cento del totale delle aree rischio esondazioni e alluvioni. Per suolo consumato si intende l’erosione di terreno agricolo, naturale o seminaturale a beneficio di asfalto, edifici e capannoni, a causa dell’espansione di aree urbane e di insediamenti commerciali, produttivi e di servizio. In altre parole cementificato. Se invece si considerano le aree distanti meno di 150 metri da laghi e i corsi d’acqua marchigiani, la percentuale di suolo coperto da asfalto è del 5,3 per cento. E’ chiaro che in quelle zone aumenta il rischio di esondazioni e alluvioni e se ne amplificano i danni. “Occorre lavorare  sul potenziamento del ruolo attivo degli agricoltori quale presidio sul territorio, con un modello efficace di autogestione – sottolinea il presidente di Coldiretti Marche, Tommaso Di Sante – ma serve anche favorire la crescita della sensibilità e della informazione generale sul tema, poiché garantire la corretta manutenzione del territorio interessa l’intera società marchigiana”. Basti ricordare che, se consideriamo gli effetti complessivi della cementificazione del territorio portata avanti in questi anni, ad essere alterato è stato quasi il 60 per cento della superficie marchigiana, in maniera diretta o indiretta. Le Marche hanno perso dal 1960 ad oggi quasi 300mila ettari di campagne proprio per effetto della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato.

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