10 Gennaio 2015
COLDIRETTI-IMPRESAPESCA, PER DRAGAGGIO PORTI SERVONO LEGGE SPECIALE, CONSORZIO DEI COMUNI E DRAGA ASPIRANTE

Per risolvere il problema del dragaggio dei porti marchigiani occorre una legge regionale speciale per la manutenzione dei bacini portuali, la costituzione di un consorzio obbligatorio tra tutti i Comuni interessati e l’acquisto di una draga aspirante, unica vera soluzione per garantire la pulizia dei fondali con una programmazione a medio lungo termine. Ad affermarlo è Coldiretti Impresapesca Marche dopo le polemiche sulla necessità di una maggiore manutenzione degli scali regionali. In questi ultimi dieci-dodici anni si sono spesi circa 40 milioni di euro per interventi tampone che non hanno consentito di superare una volta per tutte il problema. L’elevata carica inquinante dei fanghi dei porti marchigiani non ripuliti da oltre un ventennio rende oggi impossibile trovare aree di rimessaggio degli stessi. Né il ricorso alle tanto acclamate casse di colmata, che prevedono la realizzazione di nuove strutture portuali, può rappresentare una via percorribile, per la carenza di risorse che saranno destinate ad ampliare i porti regionali. Secondo Coldiretti Impresapesca è indispensabile provvedere all’acquisto di una draga “a sorbona”, ovvero predisposta per l’aspirazione dei fanghi, ma questo solo dopo un iniziale e massiccio intervento di pulizia degli strati superficiali dei fondali, che si può realizzare “una tantum” e con un significativo impegno di risorse. Tale intervento, va detto, permetterà quindi di risparmiare negli anni a venire e, contestualmente, di assicurare operatività e accessibilità ai porti della regione che sono fonte di ricchezza per il territorio (pesca, cantieristica, turismo, commercio, industria, ecc….). L’eventuale struttura di gestione e manutenzione dei porti potrebbe utilizzare come detto una sorbona (utile anche per il rinascimento delle spiagge) mediante un consorzio obbligatorio tra i comuni che hanno porti regionali e potrebbe essere gestita da una società formata dalle amministrazioni comunali stesse, utilizzando le risorse che annualmente vengono destinate alla manutenzione degli scali e delle spiagge. Ciò sarà possibile solo con un apposita legge regionale che impegnerà anche le risorse per la pulizia “una tantum” evitando impegni consistenti per i prossimi 30 anni. “La politica deve intervenire con una strategia, abbandonando interventi tampone e senza idee. Utilizziamo progetti che possano rientrare anche nella Strategia Adriatico-Ionica con l’impegno di risorse destinate al mare ed alle sue attività. Una volta ripuliti i fondali dai materiali sedimentati da anni, sarebbe possibile procedere poi a una manutenzione ordinaria – spiega Tonino Giardini, imprenditore fanese e responsabile della Coldiretti Impresapesca -, mentre i fanghi avrebbero una carica inquinante di gran lunga inferiore ai minimali stabiliti dalla legge e potrebbero tornare ad essere utilizzati per il ripascimento delle spiagge, evitando l’impegno di altre risorse ad esso deputate”.

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