21 Ottobre 2011
COLDIRETTI IMPRESA PESCA: NELLE MARCHE UNA VONGOLARA OGNI 700 METRI DI COSTA, SERVE ROTTAMAZIONE

Davanti alle coste marchigiane operano ben 221 vongolare, un terzo del totale nazionale, praticamente una barca ogni settecento metri, con una situazione divenuta ormai insostenibile per l’impossibilità di fare reddito. A denunciarlo è Coldiretti Impresa Pesca Marche la quale propone come soluzione la creazione di un fondo per la rottamazione dei natanti in quelle aree “congestionate” che dichiarano lo stato di crisi. Solo in questo modo si potrà evitare il rischio delle speculazioni legate al valore della barca o della licenza, in agguato se si lasciasse la possibilità di trasferire le barche da un compartimento all’altro, come paventato dai compartimenti di Ancona, Pesaro e San Benedetto. “Un fondo a beneficio oggi di Civitanova Marche ma che domani potrebbe essere Pesaro, Ancona, San Benedetto del Tronto, con un principio non modificabile - sottolinea il responsabile nazionale di Coldiretti Impresa Pesca Tonino Giardini - che chi è in crisi ‘ritira barche’, approvvigionandosi di risorse dal fondo cofinanziato da pubblico e privato, senza andare a trasferire barche e quindi problemi in altre aree già al limite di gestione. Se, come condiviso da tutti, nelle Marche ci sono troppe draghe idrauliche e quindi il numero va diminuito, noi diciamo dove esiste il problema e dove non si riesce a gestire la risorsa, mediante la misura della fuoriuscita di questi natanti accompagnati dal premio di rottamazione. Una misura supportata dalla solidarietà di tutto il sistema della pesca regionale, con la creazione del fondo di ristoro per le barche in uscita, che premierà le imprese che hanno fanno questa scelta, con importi di gran lunga superori a quelli che l’Ue prevede in casi simili. La Regione – ricorda il responsabile di Coldiretti Impresa Pesca - ha già dichiarato che questa è la giusta strada, e auspichiamo che non vi siamo ripensamenti su questa soluzione, possibile e corretta, che non darà il fianco ad azioni poco chiare, come quella paventata da qualcuno del trasferimento di barche da un areale all’altro”. Alcuni compartimenti per non soccombere hanno avviato da anni un comportamento, nella gestione della risorse, virtuoso, anche tramite l’aiuto dei Consorzi di gestione, trovando in tale azioni la loro salvezza: primo tra tutti Pesaro, che ha avviato un nuovo modello di gestione in particolare a partire dal 2005-2006, con attrezzi meno impattanti e riduzioni di quasi il 40% dello sforzo di pesca sui massimali previsti dalle norme di settore, in tempi e quantitativi di pescato. Un gestione più forte di quella iniziale avviata nella fine degli anni ’90. Esempio seguito, dal 2008-2009, dal compartimento marittimo di Ancona (area di gestione nord) e dal 2010-2011 dal compartimento marittimo di San Benedetto del Tronto.

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