6 Febbraio 2015
COLDIRETTI, DA INIZIO CRISI CHIUSA NELLE MARCHE UNA STALLA SU TRE

Dall’inizio della crisi è stata chiusa una stalla marchigiana su tre con il rischio concreto della scomparsa del latte e dei nostri formaggi ed effetti drammatici sulla sicurezza alimentare e sul presidio ambientale. A denunciarlo è la Coldiretti Marche in occasione della grande mobilitazione a sostegno alle aziende agricole sotto attacco del furto di valore che vede sottopagato il latte alla stalla senza alcun beneficio per i consumatori, con il prezzo che moltiplica per quattro dalla stalla al supermercato, ma anche degli inganni con il commercio di prodotti lattiero caseari provenienti da chissà quale parte del mondo ma spacciati come italiani. Nella nostra regione le stalle sopravvissute hanno prodotto nel 2014 circa 327mila quintali di quintali di latte, rispetto ai 460mila di inizio crisi. Nello stesso periodo il valore delle importazioni di prodotti lattiero caseari dall’estero nella nostra regione è passato da 46,1 milioni di euro a 63,2 milioni di euro. E sono 2,3 i milioni di quintali di latte equivalente che nel 2013 sono arrivate a rifornire i territori di Marche ed Umbria. La situazione rischia di precipitare nel 2015 con il prezzo riconosciuto agli allevatori, che denuncia la Coldiretti, non copre neanche i costi di produzione e spinge verso la chiusura migliaia di allevamenti che a breve dovranno confrontarsi anche con la fine del regime delle quote che terminerà il 31 marzo 2015, dopo oltre trenta anni. L’impatto negativo è però anche sulla sicurezza alimentare. Nell’ultimo anno, spiega la Coldiretti, hanno raggiunto i 52mila quintali le cosiddette cagliate importate dall’estero, prelavorati industriali che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità. La chiusura di una stalla non significa però solo perdita di lavoro e di reddito ma anche un danno con oltre la metà degli allevamenti che si trova in zone montane e svantaggiate e svolge un ruolo insostituibile di presidio del territorio dove la manutenzione è assicurata proprio dal lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali. “Dinanzi all’invasione di materie prime dall’estero occorre indicare obbligatoriamente l’origine nelle etichette del latte (anche Uht), dei formaggi e di tutti gli altri prodotti a base di latte – sottolinea il presidente di Coldiretti Marche, Tommaso Di Sante -. Ma serve anche garantire che venga chiamato “formaggio” solo ciò che deriva dal latte e non da prodotti diversi e rendere pubblici i dati relativi alle importazioni di latte e di prodotti con derivati del latte, tracciando le sostanze utilizzate”. Ma il piano salva-stalle della Coldiretti prevede anche di assicurare l’effettiva applicazione della legge che vieta pratiche di commercio sleale, un pronto intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato contro le forme di concorrenza sleale e gli abusi di posizione dominante nel mercato del latte; attuare le misure di sostegno agli allevamenti italiani previste dal Piano Nazionale di Sviluppo Rurale; realizzare un piano organico di promozione (in Italia e all’estero) del latte e delle produzioni italiane, (in Italia e all’estero) del latte e delle produzioni italiane, a partire da Expo 2015, promuovere iniziative nazionali per il consumo del latte e dei formaggi di qualità, soprattutto nelle scuole e nelle mense pubbliche; semplificare le procedure burocratiche; garantire che le risorse previste dal “Piano latte” del Mipaaf vadano agli allevatori.

seguici su 👍