6 Agosto 2016
COLDIRETTI, A 2 ANNI DALL’EMBARGO RUSSO EXPORT MARCHE QUASI DIMEZZATO (-42%)

A due anni dall’avvio dell’embargo russo le esportazioni di prodotti marchigiani si sono praticamente dimezzate (-42 per cento). E’ la Coldiretti Marche a stilare il bilancio in occasione del secondo anniversario del blocco, scattato il 7 agosto del 2014, che ha chiuso completamente le frontiere del paese di Putin ad una lista di prodotti, frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia. L’agroalimentare è l’unico settore ad essere colpito direttamente dall’embargo totale sancito dalla Russia ma al divieto di accesso a questi prodotti si sono aggiunte le tensioni commerciali che hanno ostacolato di fatto le esportazioni anche negli altri settori, a partire dalla moda che rappresenta circa la metà del totale esportato dalla nostra regione. Nel 2013, l’ultimo anno prima dell’embargo, il valore complessivo delle vendite marchigiane, dall’industria all’artigianato fino al cibo, ammontava a 725 milioni di euro. Due anni più tardi, il commercio dei prodotti della nostra regione in Russia si è ridotto a 421 milioni di euro, con un calo che prosegue peraltro anche nel primo trimestre del 2016. Ancora una volta, denuncia Coldiretti, il settore agroalimentare è divenuto merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale, al punto da estendersi anche da altri settori del made in Marche. Lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha provocato peraltro in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande, ma anche la mortadella Milano o il Parmesan tutti rigorosamente realizzati in Russia. Alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia si sommano dunque quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy.

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