E’ in caduta libera il prezzo del grano che nella terza settimana di luglio perde il 43 per cento del valore nel confronto con lo stesso periodo dello scorso anno, con un danno gravissimo per le ventiquattromila aziende marchigiane produttrici. A lanciare l’allarme è la Coldiretti Marche mentre si allunga il conto dei danni per il settore regionale, che ha perso oltre 50 milioni di euro a causa delle importazioni in chiave speculativa che, accusa la Coldiretti, si concentrano nel periodo a ridosso della raccolta e che influenzano i prezzi delle materie prime nazionali anche attraverso un mercato non sempre trasparente. Ma in pericolo c’è anche l’assetto dei 112mila ettari oggi seminati a frumento, che corrispondono al 14 per cento dell’intero territorio regionale. Non a caso le Marche sono la terza regione italiana per produzione di grano duro per la pasta (dopo Puglia e Sicilia) mentre la provincia di Ancona è addirittura la seconda provincia italiana sempre per produzione, dopo Foggia. Dopo la protesta dei produttori marchigiani della Coldiretti a Roma sono arrivati i primi risultati: contratti più trasparenti tra produttori e industria, una commissione unica nazionale per la fissazione dei prezzi, piano cerealicolo con risorse per le imprese che fanno esclusivamente grano italiano, moratoria sui mutui e lo studio di assicurazioni sul reddito. Ma per rilanciare il settore Coldiretti Marche chiede più trasparenza sul mercato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano impiegato nella pasta e nel pane, ma è anche necessario estendere i controlli al 100% degli arrivi da paesi extracomunitari dove sono utilizzati prodotti fitosanitari vietati da anni in Italia ed in Europa e fermare le importazioni selvagge a dazio zero che usano l’agricoltura come mezzo di scambio nei negoziati internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale.