15 Maggio 2015
COLDIRETTI, DA CEMENTIFICAZIONE ALTERATO IL 60% DEL TERRITORIO MARCHE

La cementificazione portata avanti in questi anni ha alterato in maniera diretta o indiretta quasi il 60 per cento del territorio marchigiano. Ad affermarlo è un’analisi di Coldiretti Marche sulla base del rapporto Ispra 2014 sul consumo di suolo, ovvero l’erosione di terreno agricolo, naturale o seminaturale a beneficio di asfalto, edifici e capannoni, a causa dell’espansione di aree urbane e di insediamenti commerciali, produttivi e di servizio. Nella nostra regione sono 51.400 gli ettari di superficie cementificata, circa il 5 per cento del totale del territorio, ma se si tolgono i fiumi e le aree a forte pendenza e sopra i 600 metri dove è comunque impossibile costruire, si sale al 12,6 per cento. Quel che è ancora più grave e che, secondo Ispra, l’impermeabilizzazione del terreno influisce tanto in maniera diretta sugli ecosistemi e sulla biodiversità quanto, in modo indiretto, su clima e assetto idrogeologico, portando la percentuale di suolo complessivamente “alterato” addirittura al 59,2 per cento. Il rapporto fotografa anche il livello di cementificazione delle province e nei comuni marchigiani. Il primo posto spetta ad Ancona, con il 7,3 per cento del totale, seguita Fermo (6 per cento), Pesaro (5,2 per cento del totale), Ascoli (il 4,8 per cento) e Macerata (4,6 per cento). L’analisi comunale vede, invece, i centri costieri inevitabilmente ai vertici. La top ten, sottolinea Coldiretti, contempla al primo posto Porto San Giorgio con il 35 per cento del territorio consumato, davanti a San Benedetto del Tronto (32,3 per cento) e Gabicce Mare (27,2 per cento). Seguono Porto Sant’Elpidio, Falconara, Saltara, Castelbellino Civitanova Marche, Numana e Mondolfo. Tra i capoluoghi, Pesaro è quattordicesima, Ancona diciassettesima, Macerata trentottesima, Fermo cinquantaduesimo, Ascoli Piceno sessantunesima. Se, invece, non si vuole vedere il cemento, basta andare nella piccola Acquacanina, appena lo 0,8 per cento di consumo di suolo, davanti a Castelsantangelo sul Nera e Montecavallo (0,9 per cento). “Purtroppo alla cementificazione forzata si aggiunge il rischio dell’abbandono di quelle zone oggi curate dagli agricoltori che assicurano una costante manutenzione, con effetti dannosi per l’assetto idrogeologico del territorio - sottolinea il presidente di Coldiretti Marche, Tommaso Di Sante -. Da qui la necessità di un impegno da parte delle amministrazioni a tutti i livelli per difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile, con un adeguato riconoscimento dell’attività agricola”.

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