25 Luglio 2013
COLDIRETTI, STOP A “SACCHEGGIO” DEI PASCOLI MARCHIGIANI O AMBIENTE E PRODUZIONI A RISCHIO

Pascoli marchigiani nel mirino di grandi aziende fuori regione che acquisiscono i terreni con offerte a prezzi fuori mercato e lasciano fuori i pastori locali. A denunciarlo è la Coldiretti dopo le proteste degli allevatori per una situazione che vede un vero e proprio “saccheggio” dei terreni e che rischia di privare della disponibilità di aree agricole aziende che da decenni curano il territorio, tutelandolo dal dissesto, e producono formaggi e altri alimenti di pregio. Un fenomeno che minaccia oltre duecento aziende, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, per circa 8.500 ettari di terra. Il meccanismo è sempre lo stesso. Quando un ente locale (Comuni, Comunità Montane, ecc.) pubblica un bando per l’affitto di terreni pubblici da destinare a pascolo, arriva una grande azienda da fuori che offre cifre superiori a quelle di mercato, escludendo così dalla competizione i pastori del territorio. Il suo interesse è utilizzare il possesso dei pascoli per ottenere i contributi europei, ma non porterà mai alcun animale nella zona. Gli allevatori del luogo, sottolinea Coldiretti, che magari da generazioni utilizzano quegli spazi si ritrovano così di colpo privati dei pascoli e della stessa possibilità di ottenere loro i fondi comunitari. Un vero e proprio caso di “land grabbing”, sottolinea la Coldiretti regionale, come viene definito il fenomeno dell’accaparramento di terra da parte di soggetti provenienti da fuori che impedisce il diritto di accesso delle comunità locali. Tutto è perfettamente legale ma rischia di avere ripercussioni catastrofiche sulla pastorizia marchigiana. Sul problema è stato organizzato un incontro nella provincia di Fermo e un altro verrà promosso a breve in quella di Macerata, le zone che assieme ad Ascoli Piceno sono più colpite dal fenomeno. Coldiretti chiede alle amministrazioni locali un impegno affinché nella preparazione dei bandi di affitto non si segua il solo criterio economico ma anche quello della territorialità. Lasciare i pascoli abbandonati significa, infatti, venir meno all’opera di manutenzione del territorio, con il conseguente rischio di dissesto idrogeologico che ha ripercussioni sull’intera collettività.

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